lunedì 26 ottobre 2009

CAIO PLINIO, Le fonti del Clitumno

Caio Plino al suo Romano

Hai mai visto la fonte del Clitumno? Se non ancora (e penso di no, diversamente me lo avresti raccontato), va’ a vederla; io l’ho vista solo di recente e mi spiace il ritardo.
Si erge un piccolo colle, boscoso e ombreggiato da antichi cipressi. Ai suoi piedi sgorga la fonte e scorre in molti corsi irregolari; dopo aver sopraffatto il giogo da sé creato, si spande in un’ampia polla, pura e così trasparente che potresti contarvi le monete gettate e i sassolini rilucenti. Da essa, non per la pendenza del suolo, ma per la sua stessa copiosità e quasi per la forza del suo peso, l’acqua si propaga. Ancora è fonte e al contempo fiume assai ampio e capace di navi che fa transitare insieme anche in direzione contraria; così potente il corso, che l’imbarcazione non necessita di remeggio, seguendo il flusso, benché il fondo sia pianeggiante, costretta invece, contro corrente, alla dura fatica di remi e pertiche. Dilettevole in entrambi i casi per coloro che vogano a fine di svago e piacere, mutando direzione, alternando la fatica al riposo, il riposo alla fatica.
Le rive sono rivestite da molti frassini e molti pioppi, numerabili nell’ immagine verde che la trasparenza del fiume riflette, quasi fossero sommersi. La freschezza dell’acqua potrebbe competere con le nevi e neppure la sua brillantezza è ad esse inferiore.
Si eleva nei pressi un tempio antico e sacro. Lo stesso Clitumno si erge, avvolto e ornato dalla toga pretexta. Le sorti indicano la presenza del dio ed anche il suo vaticinio. Attorno stanno numerosi sacelli di altrettante divinità; ciascuna ha il corrispondente culto, il nome e alcuni anche un proprio fonte. Infatti accanto al corso principale, quasi padre degli altri, se ne diramano altri e poi confluiscono nel fiume, attraversabile grazie ad un ponte, che segna il confine tra zona sacra e profana. Nella parte superiore rispetto al ponte è possibile soltanto navigare, nella sottostante si può invece anche nuotate.
Gli abitanti di Spello, ai quali il divo Augusto donò tale luogo, offrono il bagno ed anche l’ospitalità a spese pubbliche. E non mancano le ville, che ornano le rive, come conseguenza della bellezza del fiume.
Insomma non vi sarà nulla da cui non trarre piacere. Infatti studierai persino e leggerai molte frasi di molte persone, scritte su tutte le colonne e su tutte le pareti, frasi mediante le quali quella fonte e il dio sono celebrati. Ne apprezzerai molte, certe ti faranno rider, benché tu, data la tua umanità, non ne deriderai alcuna. Stammi bene.

domenica 25 ottobre 2009

Catullo Carmi scelti e tradotti da Alessandro Natucci Aracne Editrice, Roma 2008


Sirmione

Pupilla delle isole e delle penisole,
quali nei laghi lucenti e nel vasto mare
sostiene l'onnipossente Nettuno,
con quanto piacere, con quanta letizia ti rivedo,
Sirmione,
io che a stento posso credere
di aver lasciato la Tinia e i campi Bitini,
e, sicuro, contemplarti di nuovo.

Che cosa c'è di più bello,

quando, sciolti da ogni cura,

la mente depone ogni fastidio

e, stanchi del viaggio e delle fatiche,

torniamo ai nostri Lari,

abbandonandoci nel letto

a lungo sospirato?

Questo, soltanto questo, dopo tante fatiche.

Io ti saluto, bellissima Sirmione,

e tu gioisci del signore che ritorna.

Gioite anche voi, onde del lago di Lidia

e tutti quanti ridete, sorrisi della mia casa.

http://digilander.libero.it/uraniaceleste/Alessandro%20Natucci.htm